Il Fondo Librario dell’Archivio Storico


STORIA
Prima del 1880, il Municipio di Somma Vesuviana non aveva una sede propria adibita a biblioteca: numerose opere librarie di diversi autori come Angelo Brofferio, Pietro Colletta e Buffon giacevano polverose da anni in un archivio che fungeva da biblioteca popolare. Tuttora l’Archivio Storico Cittadino è in possesso nel suo Fondo librario (vedi foto sopra) di numerose opere dell’antica biblioteca. Già agli inizi del 1869 una circolare prefettizia rendeva esplicita alle autonomie locali la volontà di conservare i beni librari se queste ne avessero fatta richiesta e si fossero impegnate a istituire una biblioteca comunale. In tal modo il Prefetto concesse all’Amministrazione cittadina, guidata dal Sindaco Luigi Passarelli, la possibilità di custodire sul proprio territorio tutti i libri appartenenti alla libreria del soppresso Monastero di Santa Maria del Pozzo. Tale libreria poteva rimanere a Somma solo ad alcune condizioni: 1) di tenerli sempre a comune beneficio; 2) di porre la novella Biblioteca in luogo adatto e decente; 3) da stanziarsi nel Bilancio Comunale, a cominciare dall’anno in corso almeno lire 200 per l’incremento della Biblioteca suddetta. Il Consiglio cittadino, inteso il rapporto del Sindaco e considerando l’enorme vantaggio che poteva arrecare al Comune, deliberò di accettare la cessione dei suddetti libri con patti e condizioni espressi dal Prefetto. Il 24 aprile 1869 fu emanato ufficialmente il Decreto di Devoluzione dei libri dell’ex convento in favore del Municipio. Tuttavia nel 1876, il Municipio stava cercando di provvedere all’impianto di una sala pubblica nella quale collocare i volumi rimasti ancora incustoditi nei locali del convento per sette anni. Il Sindaco Gonzaga Cirella in una nota inviata al Signor Prefetto riferì che a causa del disastro delle acque caustiche che distrussero l’intero raccolto dell’anno e dovendo restituire dette non piccole somme di centesimi addizionali, non poteva per ragioni d’economia ultimare perfettamente tutte le procedure per l’apertura al pubblico della Biblioteca. La soluzione arrivò definitivamente nell’adunanza consiliare del 28 novembre 1880: il Sindaco Crescenzo Romano invitò i signori consiglieri a valutare la proposta di impiantare in una o più stanze della Casa Municipale una biblioteca popolare nella quale depositare i migliori libri in possesso del Municipio. Il Consiglio accettò tale meritevole proposta e deliberò che le spese necessarie per l’impianto dovevano essere prelevate da un appropriato articolo stanziato in bilancio. L’Amministrazione, organizzato un regolamento interno, stabilì che i libri da collocare nella novella Biblioteca dovevano essere scelti da un’apposita commissione da nominarsi dal Consiglio e composta da cinque membri oltre il Sindaco. All’occasione furono votati i seguenti consiglieri: Francesco Auriemma, Luigi Romano, Michele Feola, Errico Giova e Aniello Romano. Custodia, ordinamento e manutenzione dei libri furono affidati a un bibliotecario, di nomina consiliare, che dipendeva dalla Commissione e dalla Giunta. Con delibera consiliare del 18 maggio 1882 fu nominato primo bibliotecario, con tredici voti a favore, il Canonico Michele Feola (1815-1889) fu Ignazio. Le delibere successive non confermano se i numerosi libri appartenuti ai Francescani finirono sotto la custodia del valente bibliotecario; ma è certo che dal 2 novembre del 1921, epoca dell’istituzione della Biblioteca Popolare per merito dell’Unione Magistrale di Somma Vesuviana, i preziosi libri ebbero una loro degna collocazione. Feola morirà a Somma in Strada Margarita il 26 settembre 1889 e la città, ancora oggi, lo ricorda alle generazioni future con una strada a lui dedicata.

Biblioteca civica Raffaele D’Avino


L’attuale Biblioteca civica, intitolata a Raffaele D’Avino, è sita dal 2003 al piano terra del Palazzo Torino, sede della Municipalità, in Piazza Vittorio Emanuele III. Prima del trasferimento nello storico palazzo nobiliare, la sede era ubicata negli anonimi locali adiacenti al Convento di San Domenico in via Tenente Indolfi. Il patrimonio librario consta oggi di ben 3000 volumi, in prevalenza composto dalle grandi opere dell’ UTET, di storia patria e di Napoli, letteratura per ragazzi, dizionari, romanzi, novelle, raccolte biografiche e trattati di vario genere. Molte opere sono state donate alla Città. La consultazione e lo studio avviene in sede con valide consulenze. La biblioteca è, inoltre, promotrice di molte iniziative come la diffusione del libro, l’invito alla lettura e la divulgazione delle lingue straniere, nonché la diffusione dell’informatica; inoltre, valorizza le tradizioni culturali esistenti sul territorio attraverso la promozione di attività multimediali e stages, che realizzano servizi innovativi, come raccomandato dal manifesto dell’UNESCO sulle biblioteche pubbliche. Gli utenti possono richiedere in prestito sino a 2 opere per un massimo di 4 unità; è possibile richiedere in prestito ad altre biblioteche italiane e straniere testi non posseduti in sede, con spese a carico dell’utente. Sono escluse dal prestito, a norma del D.P.R. 417/95, quelle di consultazione generale. Oggi la biblioteca è inserita nel Sistema Bibliotecario Provinciale (www.iperteca.it): un progetto che nasce dalla volontà dell’Amministrazione Provinciale di Napoli di dare un concreto contributo alla creazione di una rete provinciale e regionale con lo scopo di dotare le biblioteche del territorio provinciale degli strumenti indispensabili per inserirsi in una rete documentaria informatizzata e in seguito nel SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale), inoltre è anche inserita nella base dati dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU).
Il Palazzo, che ospita la biblioteca, ricade in quella che già dal 1269 era un feudo della nobile famiglia degli Spinelli di Somma. Il 19 agosto 1791 vi fu ospitato il re Ferdinando IV di Borbone durante una battuta di caccia ad allodole. Tra la fine del XIX secolo ed l’inizio del XX avvenne il passaggio della proprietà del palazzo alla famiglia Torino.

Orario di Apertura
Lunedì al Venerdì dalle ore 8.30 alle 13.30 e il Martedì e Giovedì dalle ore 16.30 alle 18.30. Agosto chiusa al pubblico

Città: Somma Vesuviana
Indirizzo: Piazza Vittorio Emanuele III snc – Palazzo Torino
Cap: 80049
Provincia: Napoli
Telefono e Fax: 0818939167
Email: bibliocomsomma@libero.it
Codice ISIL: IT-NA0317
Codice ISTAT: CMNA0135
Responsabile:
Ente di Appartenenza: Municipalità di Somma Vesuviana

Somma Vesuviana, cerimonia di intitolazione della Biblioteca civica in piazza Trivio a Raffaele D’Avino (1939 – 2007)

Giovedì 30 maggio 2019 alle ore 17:00 si è tenuta la cerimonia di intitolazione della Civica Biblioteca di Somma Vesuviana al compianto Prof. Raffaele D’Avino, illustratore del patrimonio artistico, storico e archeologico della città di Somma. Il suo desiderio, prima della morte, era un museo archeologico nel Castello d’Alagno/De Curtis.

La cerimonia, avvenuta a dodici anni dalla sua morte, è stata organizzata dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con l’Archivio Storico Cittadino G. Cocozza e la Commissione Toponomastica. Presente il nascente complesso bandistico dell’Associazione Culturale-Musicale Antonio Seraponte, diretto dal M° Domenico Di Monda. Allestimento esterno a cura di CG Noleggi di Ottaviano e il marmo con l’intitolazione donato dalla Ditta Alfa Marmi srl di San Gennaro Vesuviano. Al successivo convegno, che si è svolto nella Sala Consiliare, sono intervenuti l’archeologo prof. Antonio De Simone, l’Ispettore Onorario del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali Dott. Angelandrea Casale e il Dott. Angelo Di Mauro. Saluti istituzionali del Sindaco Dott. Salvatore Di Sarno e dell’Assessore alla cultura Floriana Pirozzi. Hanno introdotto l’Archivista Alessandro Masulli e l’Architetto Antonio Terracciano della Commissione Toponomastica. Ha moderato la Dott.essa Iolanda Marrazzo. Saluti finali e ringraziamenti di Luca D’Avino, figlio di Raffaele.

Nato a Somma Vesuviana l’8 ottobre del 1939 da Vincenzo ed Elena Coppola, Raffaele D’Avino è stato l’illustratore del patrimonio artistico, storico e archeologico della città di Somma. In sua memoria, dopo la morte avvenuta a Nola il 6 febbraio del 2007, fu pubblicato un numero unico di una rivista intitolata Antiquitates Summae. Le pagine di questo libro, edito nel mese di luglio del 2007, contenevano i ricordi e le testimonianze del nostro autorevole concittadino. Furono all’epoca Francesco D’Ascoli di Ottaviano, Alberto Manco e Luigi Chiappinelli di Napoli, Antonio e Girolamo De Simone di Sant’Anastasia, Pasquale Natella di Salerno, Vincenzo Ammirati di Saviano, Antonio Bove di Ponticelli, Gianni Pizza di Reviglione, il compianto Peppe Tomas da Sasso Marconi, Mimmo Caiazzo di Camerota, gli archeologi Akira Matsuda e Satoshi Matsuyama del Giappone e tanti amici a dare commossi il loro contributo con note di memorie e incontri.

Fifino – così lo chiamavano gli amici – scuoteva dalle fondamenta le ragioni del vivere in un paese di provincia, come riferisce Angelo Di Mauro. Quanto ha insegnato agli interessati ricercatori locali e non. Nessuno mai se n’e’ andato dalla sua casa a mani e menti vuote. Molti sono stati i professori universitari che hanno apprezzato il suo lavoro ed hanno appaiato la loro penna alla sua.
Nella sua vita lunga di ricerche, infatti, Raffaele D’Avino ha scritto i seguenti libri in ordine cronologico: Pitture ed impressioni con Italo Lombardi nel 1974, Summa Villa Augustea in Somma Vesuviana nel gennaio 1979, La reale villa di Augusto in Somma Vesuviana ancora nel gennaio 1979, Una villa rustica romana in località Olivella a Sant’Anastasia nel 1981, I de Curtis con Angelandrea Casale, Una illustre famiglia di Somma Vesuviana nel 1984, I D’Alagno con tracce della loro presenza a Somma nel 1985, Saluti da Somma Vesuviana con Bruno Masulli nel 1991, Note su elementi romani in Somma I nel 1994, Note su elementi romani in Somma II nel 1998, Il Castello Mediceo di Ottaviano con Mimma Ambrosio e gli alunni del liceo di Ottaviano nel 1996, Il Casamale di Somma nel 1996, Riccio Di Palma cittadino sommese uno dei tredici a Barletta con Domenico Russo nel 2003, I cognomi a Somma con Luigi Chiappinelli nel 2006. Dell’enorme produzione grafica, cui tutti hanno attinto, ricordo solo le Tavole dello sfoglio storico di Somma Vesuviana, pubblicate nel 1984.
Raffaele, docente di Educazione artistica ad Ottaviano, iniziò la sua avventura con il giornalino La Voce dei Giovani nel 1963, un ciclostilato pubblicato dai giovani della parrocchia di San Giorgio. Il suo primo articolo sulla cosiddetta Villa Augustea reca la data del 3 febbraio 1963, poi continuò con i giornalini L’Eco Cittadino del 1967, Il Punto nel 1967 e La Striscia nel 1974. L’impegno più consistente e motivante – continua Angelo Di Mauro – lo profuse nella pubblicazione dei sessantasette numeri della pregevole rivista Summana, iniziata nel settembre del 1984. Egli non ha lesinato collaborazioni con altre riviste dell’area vesuviana, di cui ricordo Cenacolo Fragianni di Napoli, Quaderni del Laboratorio Ricerche e Studi Vesuviani di San Giorgio a Cremano e Sylva Mala di Boscoreale, Boscotrecase e Trecase. Lontano dalla politica locale, il suo impegno per la ricerca archeologica sul territorio fu assoluto. Basta scorrere i disegni ricostruttivi dei frammenti rinvenuti occasionalmente nelle diverse cave montane. C’era un desiderio che voleva realizzare da un po’ di tempo: un museo archeologico nel Castello d’Alagno dove poter riporre, tra le altre, tutte le sue numerose scoperte. A tal riguardo fu accusato ingiustamente di reato di impossessamento di beni archeologici e di omessa denuncia della detenzione. Una crudele e ignobile accusa che toccò profondamente la vita interiore di Raffaele D’Avino, gettandolo nello sconforto più totale. Voglio chiudere questo suo ricordo con un trafiletto tratto da un suo articolo apparso sulla rivista Summana. Un monito, quello seguente, che non può passare inosservato alle generazioni future:

si arriverà al grigiore assente degli altri edifici e alla freddezza inanimata delle altre costruzioni che le fanno ormai comunemente corona ed accorate ne rimpiangeranno il riflesso. Scomparirà il ricordo di un’epoca, scomparirà l’espressione di un mondo, scomparirà una forma di estrinsecazione umana. Saremo così furtivamente soppressi e cancellati dall’incontrollato impeto di un presente incosciente ed ignorante? (tratto dall’articolo Somma Perduta in Summana n° 1)

RAFFAELE D’AVINO: ICONA DEGLI STORICI LOCALI
del prof. Antonio Bove

Un vivo ringraziamento desideriamo esprimere al Sindaco e alla Giunta cittadina di Somma per l’attenzione che hanno avuto, intitolando la Civica Biblioteca all’indimenticabile prof. Raffaele D’Avino.
Da qui nasce l’esigenza di pensare al fondamento etico sotteso a questa manifestazione. Vale a dire, che la finalità principale di siffatta scelta, cioè quella d’intitolare una struttura culturale pubblica, sta nell’indicare non solo un modello d’uomo con il suo forte impegno svolto da storico locale, ma anche segnatamente di come abbia saputo esaltare la serietà della ricerca scientifica. Un evidente impegno, certamente, viene esteso al principio di beni culturali, come eredità culturale: il patrimonio storico artistico di Somma è nondimeno da salvare, perchè sempre più esposto alle malversazioni d’ogni sorta. Siffatta etica civile, del resto, gli viene riconosciuta per la fondazione della rivista Summana e si può anche indicare come abbia ingenerata l’assidua militanza di tanti ricercatori di storia locale; pubblicandone, con stima ed attenzione, i saggi offerti. Ovviamente, come adesione alla teoria filosofica di Benedetto Croce, per Raffaele D’Avino queste molteplici esperienze di studio hanno portato, e tuttora portano, alla crescita di un bagaglio culturale da immettere quotidianamente in una dimenzione di vita sempre più soddisfacente.
Orbene, come inalienabile sua eredità morale (Ponticelli, Maggio 2019).

AD AURELIO CERCIELLO
di Angelo Domenico Jof Manno

Un giorno conobbi un uomo che mi pronunciò queste parole: Non dalla ricchezza, ma dalla virtù nasce la bellezza. Non riuscii, subito, ad afferrare quell’espressione, ma successivamente quell’uomo continuò ad esprimere sonore parole: Io so di non sapere, poiché la conoscenza è infinita e, quindi, non mi sento una persona di cultura, ma… ne ho tanta fame.
Solo allora capii chi avessi veramente davanti: un uomo saggio, elegante, quasi schivo, ma tanto dolce. Era Aurelio Cerciello: l’amato bibliotecario, ora in pensione.
Da allora, ogni giorno, l’ho sempre vestito di colori. Sul nero, infatti, ho disegnato la rugiada della mia fantasia, mentre sul bianco ho rappresento quell’uomo sotto forma di regista del mio pensiero.
Aurelio Cerciello non è stato solo un valente bibliotecario, ma anche il magico incanto della pura spiritualità del pensiero. La sua presenza è stata una concreta speranza e una meta sicura per tanti giovani cittadini e non.
Un dedalo di pensieri affolla, ora, la nostra mente. Ci sentiamo smarriti, ora che ha lasciato il suo laboratorio fatto di scaffali in legno, libri, poesie e chiacchiere culturali.
Sei e rimarrai, però, un maestro di vita tra tutti noi, da cui attingere sempre il pennello per nuovi e vecchi colori.
Somma Vesuviana, lì 05 febbraio 2020